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I nostri sassi e il tempo

di Andrea Saviano


Un giorno un anziano professore fu contattato da parte dell'associazione di categoria degli industriali al fine di tenere una lezione su "la gestione efficace del tempo" a un gruppo di una quindicina di alti dirigenti di alcune grosse società. Questa lezione si sarebbe collocata come gran finale nell'ambito di una serie di incontri di formazione organizzati all'interno di un unico corso intensivo da parte della medesima "Unione Industriali".

Ora, per la pessima abitudine a sforare i tempi degli altri relatori, il professore ebbe a sua disposizione solo alcuni minuti per poter affrontare nel suo intervento questo complesso argomento.

Come suo solito, il professore giunse a quel convegno puntuale, ma rimase discreto in disparte ad ascoltare il relatore che lo precedeva, anche se questi gli stava letteralmente divorando il tempo a disposizione.

Quando questi ebbe terminato il suo intervento, senza far molto caso ai presenti, intenti a parlare su quanto avevano appena appreso, salì sul palco. Non si sedette, scansò un grosso contenitore vuoto e trasparente, girò attorno ad una tanica piena di un liquido e posò alcuni pesanti oggetti che aveva con sé, poi rimase in piedi in silenzio davanti a questo gruppo scelto di top-manager senza interrompere la loro discussione.

Dopo un po', afferrò la tanica e la mise sotto il tavolo. Prese il contenitore trasparente e lo pose anch'esso sotto il tavolo.

L'uditorio, notando solo allora la presenza del relatore si zittì e uno dopo l'altro i dirigenti s'accomodarono in tutta fretta.

Quando furono tutti immobili con, tra le mani, la penna e il block-notes, lì osservo accuratamente. Adesso erano tutti concentrati sulle parole che di lì a poco avrebbe detto e preparati a prendere appunti per non perdere nulla di quello che lui, con tutta la sua esperienza in materia, avrebbe insegnato a loro.

Il vecchio professore rimase in silenzio per almeno un altro paio di minuti, soffermandosi ancora una volta con lo sguardo su ognuno di loro, fissandoli con attenzione, lentamente e con calma, nonostante il tempo a sua disposizione fosse poco. Nel momento stesso in cui s'erano sentiti i primi brusii e le espressioni s'erano fatte perplesse, il docente cominciò a parlare, dicendo loro: « Ora faremo un esperimento... »

Da sotto il tavolo che lo separava dagli spettatori, il vecchio professore tirò fuori un grosso contenitore di vetro, della capacità di circa venticinque litri, lo mise delicatamente davanti a sé e chiese all'uditorio: « Pensate che questo recipiente sia molto grande? »

Alcuni risposero di sì, gli altri più semplicemente annuirono, ma la risposta nel suo complesso fu unanime.

A questo punto, sempre da sotto il tavolo, tirò fuori tra la sorpresa generale una ventina di grossi sassi e li posizionò all'interno del recipiente. Uno per uno, delicatamente e con grande perizia.

Quando il vaso fu pieno fino all'orlo, alzò lo sguardo verso la platea e affermò: « In fin dei conti, questo vaso non era poi così grande... »Tutti i presenti annuirono e gli unici che fiatarono lo fecero per rimarcare che, in effetti, "il tempo non è mai abbastanza".

A questo punto il vecchio, prima che i commenti si spegnessero per ridare spazio alla precedente quiete, riprese la lezione domandando: « Adesso che ho messo i sassi, voi tutti pensate che il contenitore sia pieno. Non è vero? »

Tutti ad alta voce risposero di sì, confermando quest'opinione, annuendo tra loro ed esprimendo ulteriori commenti di consenso.

Il professore allora si sedette e rimase in silenzio.

Il tempo trascorreva inesorabile e tutto questo silenzio lasciò perplessi gli spettatori che cominciarono a mormorare fino a creare un uniforme sottofondo di brusio.

Il cattedratico aspettò ancora qualche secondo poi disse: « Siete proprio sicuri? »

Ancora una volta il "sì" fu unanime.

Visto l'esito di questo suo quesito, il relatore si chinò di nuovo e tirò fuori, da sotto il tavolo, un contenitore pieno di ghiaia fine. Con attenzione versò la ghiaia sopra i sassi, poi agitò leggermente il recipiente, cosicché la ghiaia essendo più piccola riuscì a penetrare infilandosi tra i grossi sassi e scivolando verso il basso fino a raggiungere il fondo del contenitore.

Ripeté il gesto più volte fino a raggiungere con la ghiaia l'orlo del recipiente. A questo punto, alzò ancora lo sguardo verso l'uditorio e chiese di nuovo: « Come avete visto, il vaso non era pieno. Adesso, siete ancora dell'opinione che il vaso sia pieno? »

Questa volta gli "allievi" iniziarono a comprendere l'inghippo e rimasero tutti, tranne uno, in silenzio. L'unico che ebbe il coraggio di esprimere il proprio giudizio rispose con un tono tutt'altro che deciso: « Probabilmente no... »

« Bene, qualcuno si è sbilanciato a dare una risposta! » Esclamò l'attempato docente, prima di chinarsi ancora una volta sotto il tavolo per tirar fuori un secchiello pieno di sabbia.

Con molta attenzione, alternando le due cose, versò la sabbia nel recipiente per poi scuoterlo cosicché la sabbia riempì gli interstizi fra la ghiaia e i sassi. Solo a questo punto e per l'ennesima volta chiese: « Pensate che il vaso, finalmente, sia pieno? »

In questa occasione, senza esitazioni, gli allievi risposero in coro « No! »

CONTINUA